domenica 19 febbraio 2012

Ancora sule api

Primi giorni di aprile di qualche anno fa .... quand'ero apicoltore.
"La regina con le 13 ancelle ... le indicano la cella dove deve posare l'uovo".


Incredibile! è bastato un raggio di sole, in questo rigido inverno 2012, per vedere ancora una volta le api uscire dall’arnia. Attive attorno all’alveare per le normali pulizie. Incredibilmente si vedono api tornare all’alveare con le cestelle piene di polline, ma dove saranno andate a prenderlo? Quello di febbraio è il mese per la stimolazione dell’alveare, ma attenti, apicoltori,le previsioni sono per un marzo ancora molto freddo.
Le api sono insetti che si adattano molto alla temperatura dell’ambiente. Loro non sentono la differenza  tra il caldo e il freddo. Escursioni di temperature che vanno da più 50° a più 10° non le mettono in difficoltà. Resta inteso che favorisco temperature miti a quelle rigide.
Sembra incredibile come riescano a mantenere all’interno della loro casetta temperature costanti attorno ai 35° in qualsiasi stagione.  Con il propoli chiudono ermeticamente tutti i fori del tetto così che il calore prodotto non si disperda.  Le api, al sopraggiungere del freddo si riuniscono al centro dell’arnia e formando il glomere: una palla di api disposta su tutte e due le parti dei telaino, dall’alto verso il basso occupando lo spazio rivolto a sud-est dove, eventuali raggi di sole invernale possano portare un po’ di tepore. Il calore viene prodotto dal loro movimento e continuo scambiarsi di posto dall’esterno all’interno del glomere. Temperature troppo fredde fanno morire le api, non di freddo ma di  fame, perché non riescono a nutrirsi anche se nell’alveare abbonda il miele.
Gli apicoltori non fanno visite invernali per mantenere ben chiusa l’arnia .


P.S. Ho un paio di amici che continuano la nobile arte dell’apicoltura, ho chiesto di inserire una sonda termica, appena sotto il coperchio dell’arnia, per verificare le temperature estiva e invernale.
E’ una mia curiosità, se chi mi legge lo ha fatto, sarei curioso di conoscerne i risultati. Grazie.

mercoledì 15 febbraio 2012

Cantinetta verticale

Porta bottiglie formato da tre volte il numero perfetto di tre, in totale custodisce nove bottiglie. In alto andranno messi tre vini rossi di più alto invecchiamento, al centro tre vini rosati o rosso giovane e in basso tre bottiglie di vino bianco. Questa disposizione è consigliata in funzione della  temperatura ambiente, che è più alta verso l'alto e man mano che si scende è più fresca tale da mantenere il vino alla temperatura più vicina a quella di servizio.
Questo porta bottiglie mantiene il tappo non a contatto del vino e permette ad eventuali depositi di raccogliersi sul fondo.
L' "opera" è unica realizzata su richiesta di E.& D. 

mercoledì 8 febbraio 2012

Casa mia

A casa mia c’è una casa bianca come le nuvole e azzurra come il cielo.
A casa mia c’è l’armonia da sempre e spero non ci abbandona mai.
A casa mia c’è un prato verde dove correvamo insieme ai nostri figli .
A casa mia c’è un cielo grande che per quanto tu lo guardi è sempre diverso. A casa mia qualsiasi cosa tu ci vuoi vedere  la trovi: luce, azzurro, nuvole, luna, sole, nebbia, uccelli, scie di aerei che vanno all’infinito e altro ancora.
A casa mia ogni giorno ci sono un’alba e un tramonto sempre diversi.
A casa mia c’è un glicine molto bello e lungo, sembrano due braccia distese,  quando è in fiore emana un delicato profumo tutt’intorno.

A casa mia c’è un parco grande con varie piante che mi tengono compagnia  con la frescura,  la frutta, le viole, le margherite, le rose e tanti fiori colorati.
A casa mia, ad est, c’è una grande siepe, oltre all’orizzonte un bosco di pioppi da dove, ogni mattino,  spunta il sole.
A casa mia ci sono sempre nuove immagini, reali o fantasiose, che mi girano nella testa, attraversano gli spazi e sembrano muoversi con la brezza tiepida che muove le fronde.
A casa mia, a volte, il vento spinge le foglie secche sul terreno e il loro suono riecheggia. Cerco tra quei suoni una voce, una luce, che mi attraversi.
A casa mia si muove la magnolia con le sue larghe foglie verdi e con i profumati  bianchi fiori. Sembra gradire la carezza del vento anche i ginkgo biloba  del viale alberato.
A casa mia un nuovo giorno inizia ogni mattina. Mi sveglio con intorno un mondo agitato. Tutti corrono, io me ne sono scordato. Poi tutti se ne vanno e resto solo nella mia casa bianca e blu con i suoi colori a respirare i suoi profumi. Il mio pensiero se ne va cercando un’immagine  come fosse una rosa, una rosa senza età.
A casa mia, c'è la mia casa.
...

domenica 5 febbraio 2012

Api che passione.


In passato ho coltivato "l'arte" dell'apicultura.
Stimolato da una domanda di un amico ho cercato e trovato tra le mie immagini questa bellissima foto di uno sciame, dopo anni la trovo sempre più bella.
Quello di febbraio è il mese per la nutrizione stimolante che si può fare con dello sciroppo - pari quantità di zucchero e acqua bollita (lo zucchero va aggiunto dopo aver tolto l'acqua dal fuoco)
La tecnica della stimolazione dell'alveare va fatta  circa un mese prima della prevista fioritura (qui è il difficile, ed ogni regola ha la sua eccezione). Viene fatta per predisporre un maggior numero di api, forti e robuste per la grande fioritura: dei fiori primaverili dei campi, degli alberi da frutto e acacie. Le uova di api operaie impiegano 21 giorni per la schiusa ed una decina di giorni per renderle operaie attive.
Attendere che passi il freddo di questi giorni prima di aprire gli alveari per inserire negli appositi nutritori lo sciroppo.
Al posto dello sciroppo si può mettere della melata delle smelature autunnali. Attenzione che se si sbaglia quantità o periodo si può provocare la sciamatura. Se la primavera ritarda le api potrebbero morire. Se le scorte dell'alveare sono abbondanti si può disopercolare alcune parti dei melari. Questo metodo serve anche per dare celle libere per la deposizione di uova da parte della regina. A questo proposito, ad inizio stagione, è bene inserire al centro un paio di nuovi telaini e spostare all'esterno quelli più vecchi che sono stati usati per precedenti covate. Le api che nasceranno saranno più grosse e porteranno maggiori quantità di polline e nettare all'alveare.  All'ispezione autunnale, per preparare le api all'inverno, si deve controllare la quantità di miele nell'alveare, se scarsa, la famiglia va aiutata, mettendo del candito.
Dopo il trattamento anti varroa, che si deve fare a fine estate, si può ancora stimolare la regina a deporre covata. Le api che nasceranno (senza il fastidio della varroa) saranno più robuste per affrontare l'inverno.
Purtroppo con queste stagioni  non si capisce più quando è tempo di intervenire, ma quì sta la capacità dell'apicultore che deve capire la natura e le proprie api. Insetti precisi, sensibili guardiani della natura.
Ogni apicultore ha le sue segrete convinzioni, le api vanno curate amorevolmente se si vuole essere ripagati con abbondante miele e polline.
Non ho la prestesa di insegnare niente a nessuno, ma ogn'uno prenda se vuole quello che più lo interessa.
Buon lavoro amici apicultori

venerdì 3 febbraio 2012

Ghiaccioli


..ma che freddo fa... I giorni della merla non se ne vogliono andare.
Le belle giornate che ci aveva regalato gennaio ci avevano illuso che l'inverno fosse finito....
Un merlo, che gira sempre vicino a casa mia, ha una piuma della coda bianca: "allora la storiella che i merli un tempo erano di piumaggio bianco è vera?" ho preso spunto da quella piuma per raccontare la storiella dei "tre giorni della merla".
.... un giorno di gennaio di tanti anni fa un merlo, una merla e tre merlottini erano venuti al mio paese a ripararsi nella fitta siepe di leilandi che sta in fondo a casa mia. Lì avevano sistemato il loro rifugio per l'inverno. Tutti bianchi mostravano con orgoglio la loro livrea. L'inverno sopraggiunse e il mese di gennaio si divertiva a castigare tutti con neve e freddo. La povera famigliola di merli si era spostata per ripararsi maggiormente fino vicino alla casa.  Finito il mese di gennaio, che in quel tempo aveva solo 29 giorni, la famigliola dei merli uscì e iniziò a fischiettare prendendo in giro gennaio; pensavano che l'inverno fosse finito. Gennaio chiese in prestito a febbraio tre giorni e li fece freddi e ventosi si che il povero merlo dovette rintanarsi vicino al camino del focolare di casa, con la merla e i merlottini, per trovare un rifugio più mite. Intanto continuava a nevicare. La merla e famiglia stettero per tre giorni, tutti stretti, vicino al  camino e la fuliggine e il fumo li resero tutti neri. Quando uscirono a febbraio si accorsero che le loro bianche piume restavano nere, da allora nere sono sempre rimaste. A ricordare che un tempo i merli erano bianchi è rimasta solo la piuma bianca della coda del merlo che svolazza vicino a casa mia.
Ecco spiegato il motivo del freddo che fa a fine gennaio e che quest'anno questi "tri dì i nas vol lasar".
"che gennaio abbia chiesto altri giorni a febbraio??"
Detto popolare: ala Madonna ziriola d'l’invern a sen fora, ma sa piov o tira vent d'l'invern ag sen dentar.